Giornata mondiale della biodiversità. Enpa: cambiare stili di vita per non rassegnarci alla perdita di vita animale e vegetale, e per salvare il pianeta

«Non padroni ma custodi del pianeta. Non al di sopra delle altre specie, ma insieme nella straordinaria esperienza della vita. Questa consapevolezza e le scelte conseguenti dovrebbero essere il modo migliore per celebrare il 22 maggio la “Giornata Mondiale della Biodiversità», lo dichiara la consigliera nazionale di Enpa Annamaria Procacci alla vigilia dell'importante ricorrenza internazionale.

«Il futuro del mondo è nelle nostre mani: quello di milioni di specie animali e vegetali, moltissime delle quali ancora sconosciute all'umanità. Invece, sappiamo bene che ogni giorno scompaiono circa 50 specie di esseri viventi – sottolinea Procacci -. L'Expo potrebbe rappresentare una grande occasione per sviluppare una nuova, più forte coscienza collettiva facendo un'operazione di verità. Quando, 23 anni or sono con lo slancio di tanti Paesi nacque a Rio De Janeiro la convenzione Onu sulla diversità biologica, non ci si attendeva un così drammatico declino della “rete del vivente”, come quello che sta avvenendo: siamo alla sesta estinzione di massa, la prima provocata da una specie, la nostra».

Fermare tutto questo è un dovere, per le future generazioni umane, per le future generazioni delle altre specie, in quanto la biodiversità è un valore in sé. Nutrire il pianeta non deve significare distruggere: l'Amazzonia, nonostante sia celebrata a parole come il polmone verde della Terra, con uno strepitoso patrimonio di piante e animali, perde ogni minuto una superficie equivalente a più di tre campi di calcio (dati Wwf) destinati anche al pascolo di bovini per le tavole dell'Occidente e alla coltivazione di soia per nutrirli. Le ultime foreste di Malesia e Indonesia ed il loro patrimonio sempre più raro di scimmie, rinoceronti, tigri, uccelli sono sacrificate alle piantagioni di palma da olio, divenuto componente, peraltro sostituibilissimo, di una incredibile quantità di prodotti. I pesticidi delle coltivazioni intensive colpiscono insetti, uccelli, mammiferi e anche pesci. I neonicotinoidi usati in agricoltura contribuiscono a sterminare le api in una moria che interessa l'intero pianeta: e le api sono gli agenti impollinatori dell'80% delle piante alimentari dell'umanità. Nella “catena del vivente” tutto torna.

In questo scenario di drammatico presente non si può mai dimenticare la sofferenza degli animali, quella delle specie travolte dalla distruzione degli habitat ma anche quella di miliardi di esseri viventi rinchiusi come macchine negli allevamenti intensivi. Allevamenti che, producendo buona parte dei gas serra del pianeta, sono dunque responsabili del surriscaldamento globale, dello stravolgimento del clima e della distruzione di biodiversità.

«Rassegnarci a tutto questo è inaccettabile e ingiusto – conclude Procacci – è fondamentale per ognuno di noi uno stile di vita responsabile, sostenibile, a cominciare dalla nostra alimentazione, come nella scelta vegetariana».

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