All'indomani della nuova archiviazione richiesta dalla Procura di Trento per il caso Daniza, l'Ente Nazionale Protezione Animali, oltre a studiare tutte le possibili iniziative legali per impedire la chiusura delle indagini, ha lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org per chiedere al Ministro dell'Ambiente, al Ministro della Giustizia e al Governo di fare chiarezza su una vicenda che presenta troppi punti oscuri, a partire dalla presunta aggressione che ha dato il via alla catena di eventi da cui è derivata l'uccisione di Daniza. La petizione può essere firmata a questo link: http://urlin.it/12f544.
Una linea quella della Protezione Animali “sposata” anche dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trento, il quale, nell'accogliere l'istanza presentata dalla Protezione Animali contro la prima archiviazione, aveva per l'appunto chiesto che si procedesse con nuove e più approfondite indagini. «E' estremamente significativo – spiega Andrea Brutti, dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa – che nel provvedimento in questione sia lo stesso Gip, citando una relazione dell'Ispra, a definire come improbabile la versione fornita dall'unico testimone del presunto attacco. “Attacco” che, tra l'altro, era da motivarsi con un comportamento di difesa avuto da Daniza nei confronti dei suoi piccoli e non con una altrettanto presunta pericolosità dell'animale».
Già questi rilievi avrebbero dovuto fornire una valida motivazione per continuare l'inchiesta, ma sono anche altri gli aspetti che richiedono un doveroso approfondimento. Come è possibile, infatti, che a fronte degli errori, dell'approssimazione e della superficialità evidenziati dalla gestione del caso Daniza la magistratura ritenga di non dover procedere ulteriormente, come se tali prassi rappresentasse la norma e non invece una pericolosa anomali? Il che, tra l'altro, è ancora più incomprensibile (e contraddittorio) se si considera che l'unico indagato, il veterinario responsabile della telenarcosi, ha comunque definito la sua posizione penale attraverso il pagamento di un'oblazione.
«Tutto questo – prosegue Brutti – mentre i vertici della Provincia, che per la morte di Daniza hanno quanto meno una responsabilità politica, sono ancora sulle loro poltrone. Sarebbe dunque opportuno che il ministro dell'Ambiente, preposto alla tutela dell'orso così come di tutta la fauna selvatica, si esprimesse in tal merito e sottoponesse la questione a tutti i rappresentanti istituzionali. Perché la vicenda di Daniza riguarda anche milioni di persone, cittadini italiani e non, che si sono mobilitate chiedendo chiarezza e giustizia. Ed è anche a loro che vogliamo dare voce con la petizione su Change.org».