Agnello pasquale, quella tradizione che non ha proprio ragione di esistere

La Pasqua cristiana non ha nulla a che vedere con la strage degli agnelli. A sostenerlo non sono né un'associazione né un attivista animalista, ma monsignor Michele Castoro, arcivescovo dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, le cui parole hanno trovato ampio spazio in un articolo del settimanale Famiglia Cristiana. «La Pasqua cristiana», ha spiegato l’arcivescovo, «non ha nulla a che fare con la strage di milioni di agnellini, in quanto Cristo, vero agnello pasquale, ha immolato se stesso per riscattarci dalla malvagità, dalla ingiustizia e da tanti altri mali che affliggono l’uomo e il creato. Noi come Chiesa inoltre crediamo che l’uomo non sia il padrone del creato ma solo il custode, il quale è chiamato ad amare, a prendersi cura e a promuovere la bellezza e la vita del creato nelle sue diverse forme. Infatti, anche se l’uomo ha ricevuto da Dio il permesso di servirsi di esse, non per questo deve spadroneggiare, mai dimenticando che la terra appartiene a Dio».

A sgombrare il campo da ulteriori equivoci circa il presunto legame tra sacrifici animali e religione è il profeta Isaia nella Sacra Bibbia (Isaia 1-38) dove è scritto: «Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero? – dice il Signore – Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco».

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