«Le situazioni in cui il nostro ordinamento prevede l'uccisione di animali sono quelle particolarmente urgenti relative alla tutela della salute pubblica, debitamente comprovate, o come estrema misura eutanasica quando non via sia alcuna soluzione alternativa. Ma, soprattutto, ciò che rende l'ordinanza inaccettabile e illegittima è il fatto che la vita di una animale deve essere tutelata in via prioritaria tanto più se il “problema” può essere risolto costringendo l'allevatore a rispettare la legge, cioè ad accudire i propri animali. Stando così le cose, una eventuale applicazione dell'ordinanza potrebbe quindi configurare un reato, quello di uccisione di animali, con tutte le sanzioni che ne derivano. Tanto più che non sembrano ricorrere quelle condizioni di contingibilità e urgenza su cui devono basarsi questo tipo di ordinanze». Queste le parole con cui l'avvocato dell'Enpa Claudia Ricci rende noto l'invio di una nota legale con cui la Protezione Animali chiede al Sindaco di Roma, Ignazio Marino, il ritiro dell'ordinanza 32 del 14 febbraio 2015 relativa ad una omessa custodia di suini da parte del titolare di un allevamento romano. Suini che, come noto, vennero fotografati in “libera uscita” per la strade del quartiere di Boccea.
«E' vero che nel testo si fa espressamente riferimento a presunti “rischi alla la salute pubblica dei cittadini residenti”, ma resta da chiarire chi abbia compiuto tale valutazione e come sia arrivato a tale allarmistica conclusione. E allora – prosegue Ricci – il sospetto è che, impotente di fronte alle reiterate violazioni normative poste in essere dal proprietario degli animali, l'amministrazione comunale abbia voluto reagire con un atto di forza da far pagare non all'allevatore ma ai suoi animali».
Questa, secondo l'Enpa, rappresenta una chiara dimostrazione di impotenza della Giunta Marino, che sembra del tutto incapace non soltanto di tenere fede alle promesse rese in campagna elettorale – ad oggi l'abolizione delle botticelle è ancora un miraggio – ma finanche a far rispettare le più basilari norme della convivenza civile, costringendo un allevatore ad accudire i propri animali. «Naturalmente – conclude Ricci –, qualora l'ordinanza fosse applicata e gli animali venissero abbattuti, e mancassero i requisiti di legittimità sopraccitati,denunceremmo immediatamente per uccisione di animali tanto il Sindaco quanto gli esecutori materiali del provvedimento sindacale».