Con la proposta di legge n. 116 patrimonio faunistico a rischio nel Lazio. Lo denunciano Enpa, Legambiente, Lipu, Società Geografica Italiana, Wwf

È all’esame dell’aula del Consiglio regionale del Lazio la Proposta di legge n. 116 “Interventi regionali per la conservazione, la gestione, il controllo della fauna selvatica, la prevenzione e il risarcimento dei danni causati dalla stessa nonché per una corretta regolamentazione dell’attività faunistico-venatoria. Istituzione del Centro regionale per la fauna selvatica. Soppressione dell'Osservatorio faunistico-venatorio regionale”.

In tale proposta sono presenti aspetti fortemente critici che rischiano di compromettere il patrimonio faunistico che stanzia o attraversa il territorio della nostra regione. In particolare quello che preme sottolineare alle Associazioni è l’assoluta necessità di superare ogni equivoco sul ruolo dell’ISPRA, a cui espressamente la Legge nazionale assegna un ruolo scientifico esclusivo. Di qui la necessità di prevedere che tutti gli interventi che saranno svolti dal Centro regionale per la fauna selvatica dovranno essere condotti d’intesa con l’Istituto superiore per la ricerca ambientale.

Un altro aspetto di grande rilevanza è la mancata previsione in via prioritaria di utilizzo di metodi ecologici nel controllo della fauna selvatica così come già stabilito dalla legge quadro nazionale. Alla luce della recentissima apertura da parte della Commissione europea della Procedura Pilot che mette sotto accusa il sistema caccia in numerose regioni italiane, appare inoltre imprescindibile intervenire per escludere le specie classificate come SPEC 2 e SPEC 3 dall'elenco delle specie cacciabili e porre attenzione e cautela al prelievo massimo giornaliero e stagionale per ogni singola specie.

«È doveroso – affermano i responsabili di Roma e Lazio delle associazioni Enpa, Legambiente, Lipu, Società Geografica Italiana, Wwf – che Piani di abbattimento e limiti di carniere vadano definiti su base scientifica mediante la conoscenza delle effettive dinamiche di popolazione delle specie oggetto di prelievo venatorio. Al di fuori di questo non è possibile garantire, come chiede l’Unione europea, che la caccia rispetti i principi di una saggia utilizzazione e soprattutto che si mantengano le popolazioni delle specie di uccelli ad un livello che corrisponda alle esigenze ecologiche».

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