«Se la dinamica dell'intimidazione denunciata a Ravenna dal consigliere "5 Stelle" fosse confermata, ci troveremmo in presenza di un inaccettabile e ripugnante atto di stampo mafioso. Un gesto inqualificabile che sembra essersi materializzato direttamente dalla sceneggiatura del "Padrino". Alla vittima di tale aggressione esprimiamo la nostra solidarietà, con l'auspicio che venga al più presto identificato l'autore». Così l'Ente Nazionale Protezione Animali in merito a quella che sembra una vera e propria escalation di violenza innescata dalla decisione di abbattere i daini della pineta di Classe (Ravenna).
Da un altro punto di vista, l'intimidazione compiuta ai danni dell'animalista chiarisce finalmente quelli che sono i reali contorni della vicenda. E' infatti evidente che in tale circostanza qualcuno abbia voluto "alzare il tiro", colpendo con esecrabile violenza non tanto il mondo dell'animalismo, ma l'intera collettività. «Uccidere un esemplare selvatico, patrimonio indisponibile dello Stato (e quindi di tutti noi), in violazione di qualsiasi norma, persino di quelle più permissive nei confronti delle doppiette, ed abbandonarne la testa su di un auto è un messaggio chiaro. E' un messaggio – prosegue l'Enpa – che dimostra la volontà e la capacità di agire in spregio delle regole e il vero obiettivo di questa condotta criminosa non sono gli animalisti ma l'intera comunità».
L'escalation in atto a Ravenna dimostra anche, secondo l'Enpa, che dietro l'abbattimento dei poveri daini si nasconde un fitto grumo di interessi che ha un solo e unico obiettivo: uccidere gli animali. «Se il vero problema era rappresentato dalla presenza dei daini – aggiunge l'Enpa – non si capisce perché siano state liquidate le validissime proposte alternative alla loro uccisione e come mai le autorità locali abbiano invece perseverato nella decisione di condannarli a morte. Ci troviamo dunque in una situazione con numerosi coni d'ombra e che richiede pertanto un' intensificazione dei controlli sul territorio. Controlli di cui finora, come dimostra il terribile atto intimidatorio, non c'è stata ancora traccia».