La caccia si chiude, ma non a Savona

Il 31 gennaio, si è chiusa ufficialmente la stagione di caccia 2014-2015, ma non nella provincia di Savona, dove – fa sapere la Protezione Animali – sarà possibile sparate alle femmine di capriolo e daino sino a metà marzo. Tutto ciò in controtendenza rispetto al segnale dato dal Governo italiano, che ha anticipato la chiusura della caccia a tordo bottaccio e cesena al 20 gennaio per non incorrere nelle pesantissime multe dell’Unione Europea, provocando in tal modo l’assurda e incomprensibile protesta della regione Liguria, sempre ostile, salvo pochi consiglieri, ad ogni forma di tutela della fauna. E che recentemente è diventata maglia nera con la proposta di autorizzare addirittura la caccia con l'arco.

Nella stagione venatoria 2010/2011, l’ultima di cui sono noti i resoconti regionali, a parte i due morti ed i diversi feriti umani, i cacciatori liguri – il cui numero è fortunatamente in calo (18.395 nel 2013, contro i 78.600 del 1977) – sono riusciti ad ammazzare “ufficialmente” oltre 278.000 animali, di cui 43.000 stanziali e 235.000 migratori, alla faccia degli italiani totalmente contrari ad ogni forma di caccia. A Savona, 5.160 cacciatori (16.000 nel 1977) hanno ucciso “ufficialmente” (esclusi quindi omissioni e “dimenticanze” e l’attività dei bracconieri) quasi 62.000 animali (48.000 migratori e 14.000 stanziali), tra cui 35.000 tordi e cesene.

E nel savonese la pace nei boschi non c’è ancora: con grave disturbo alle specie animali in riproduzione e nidificazione, fino al 14 marzo è permessa la caccia alle femmine di capriolo e daino da parte dei cosiddetti “selecontrollori” che, appostati tra i cespugli con carabine di precisione potranno fucilare questi gentili animali fino al raggiungimento del contingente stabilito sulla base di precedenti censimenti. Senza che ciò influisca sui danni arrecati alle coltivazioni ed anzi, in base a studi universitari tenuti ben nascosti, è dimostrato che la caccia agli ungulati (cinghiali, caprioli e daini) non ne riduce il numero ma ne favorisce la crescita disordinata.

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