Caccia, tra procedure d’infrazione e violazioni normative, chiude la stagione. Enpa: pratica crudele e pericolosa, il 78,8% degli italiani contrario

Si chiude domani 31 gennaio, all'insegna delle procedure d'infrazione dell'Unione Europea per i continui abusi commessi da regioni troppo permissive, la stagione venatoria 2014/15. Un anno difficile per i cacciatori, che hanno dovuto fare i conti con la procedura d'infrazione inviata dall'UE all'Italia – con cui si chiede l'abolizione dei richiami vivi nella caccia ed a cui il Governo non ha ancora adeguatamente posto rimedio, mettendo così a rischio il portafogli di tutti i cittadini italiani – e con l'apertura del caso PILOT 6955/14 ENVI (i casi PILOT rappresentano lo step precedente l'apertura della procedura d'infrazione). Proprio in questo ultimo caso, il Governo si visto obbligato a intervenire per fermare la caccia ad alcune specie migratorie che in alcune regioni, contro ogni parere e documento scientifico, e in palese violazione delle direttive, finivano vittime degli spari sparate durante la migrazione pre nunziale.

"Auspichiamo la totale e immediata abolizione dei richiami vivi con una norma che non dia adito a interpretazioni e incertezza – dichiara l'Enpa – e rimaniamo in attesa di sapere come le regioni risponderanno ai quesiti posti dall'Unione Europea su alcune questioni, quali l'uso della Guida ISPRA ai calendari venatori (nei fatti è sempre disattesa) oppure su quali e quanto controlli vi siano stati, e sul perché, in assenza di piani di gestione, sia possibile uccidere per divertimento ben 19 specie in stato di conservazione sfavorevole".

"L'attività venatoria, esercitata con qualsiasi pretesto, tra cui quello di una gestione faunistica dettata da allarmismi inutili e senza nessuna scientificità, è pericolosa per i cittadini, i quali non tollerano più di essere messi in pericolo dal popolo delle doppiette, decisamente in là con gli anni e sottoposto a ben pochi controlli. Gli italiani, il 78,8% dei quali è contrario alla caccia (Rapporto Italia 2015) – prosegue l'Enpa -, condannano duramente non solo lo sterminio di decine di milioni di animali ma anche fenomeni quali i casi di abbandono dei cani da caccia, alcuni dei quali sono condannati a vivere in gelidi box patendo la fame e spesso anche maltrattamenti, per poi essere gettati in strada quando diventano inutili. Cani infelici che, quando non vengono uccisi, sono spesso ritrovati in fin di vita e condannati a passare la loro esistenza dentro un canile”.

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