«Contro gli orsi, specie particolarmente protetta anche a livello comunitario, è in atto, in Italia, una vera e propria guerra alimentata dall'allarmismo, dai pregiudizi e dall'insofferenza di alcune categorie ben individuate che, per motivi assolutamente pretestuosi, non hanno mai tollerato la presenza di questi splendidi animali sul nostro territorio.» Così l'Ente Nazionale Protezione Animali all'indomani della nuova levata di scudi contro i plantigradi, dopo che un orso è stato accusato di avere sbranato alcuni asini in Valtellina.
«In realtà – prosegue l'Enpa – sia nel caso di Daniza che in quello più recente di “MV25” ciò che è stato definito come aggressione o tentativo di aggressione non è stato causato da una pericolosità intrinseca degli animali ma, ancora una volta, da comportamenti avventati ed in taluni casi addirittura negligenti posti in essere dalle persone.» Come definire, del resto, l'abitudine di quegli allevatori che sono soliti lasciare incustoditi i propri animali e che non si preoccupano nemmeno di ricoverarli in un rifugio notturno per difenderli da possibili predatori?
Per questo, catturare gli orsi condannandoli ad una vita di reclusione, solamente perché – come avviene in natura – tentano di sopravvivere in un mondo ostile, alimentandosi e difendendo o proprio piccoli come qualunque madre in natura farebbe, o ancor peggio minacciando di ucciderli – oltre che crudele, è contrario a qualsiasi principio scientifico ed etologico.
«Nella sola stagione venatoria 2012/2013, stando ai dati della Lac (Lega Abolizione Caccia) più di 50 persone sono morte per “incidenti di caccia” – prosegue l'Enpa – Se parliamo di pericolosità per le persone, si pensi ad abolire questa pratica orribile: le doppiette mietono vittime, mentre in Italia non abbiamo notizia di persone uccise da orsi. La stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, che ha dimostrato con una grande rivolta su web e sui media di essere in difesa degli orsi e della natura, ed è consapevole di quale sia il vero pericolo, rappresentato da coloro che, per la ricerca di facili consensi, sono pronti a scarificare animali colpevoli di comportarsi come tali.»