Ancora randagi, ancora Balcani. Pogradec è una città albanese di 61 mila abitanti situata sulla sponda sud-occidentale del lago di Ocrida, non distante dal confine con la Macedonia. Con la fine delle dittature di Hoxha e Alia, Pogradec si è aperta al mondo ed è diventata, con le sue bellezze naturalisti e con i suoi monumenti una rinomata località turistica. Con il turismo sono anche migliorate le condizioni di vita della popolazione umana ma, come spesso accaduto in circostanze simili costanze simili, il benessere ha solo sfiorato la popolazione non umana della città. Pogradec, era infatti conosciuta anche per il suo canile lager, una struttura fatiscente alla periferia dell’abitato, dove erano ricoverate decine di cani in condizione che definire degradate appare un eufemismo. Tenuti in mezzo alla sporcizia, con pochissimo cibo, spesso legati a catene così strette da togliere il fiato, i randagi di Pogradec avevano nei rigidi inverni di quei territori un nemico implacabile. Molti erano condannati a non vedere la primavera. Nel gennaio del 2017 Enpa raccoglie l’appello lanciato dai volontari albanesi e interviene sul posto per mettere in sicurezza i prigionieri del lager, ma non prima di aver acquisito tutte le informazioni del caso e di aver attivato gli opportuni canali istituzionali, decide di intervenire sul posto e di mettere in salvo i prigionieri del canile-lager. Con una operazione lampo, l’associazione riesce a soccorrere, curare e a trasferire nel nostro Paese una quarantina 40 cani, molti dei quali sarebbero stati adottati. Questo è il video che racconta il blitz di quel gelido gennaio del 2017.